Sono partito per Montegiorgio e ci sono rimasto 10 giorni.
Ho viaggiato ogni giorno da Porto San Giorgio alla sede della “doppia O”, percorrendo una strada tra colline e campi di girasole, respirando aria contadina che, per contrasto, mi facevano ricordare le giornate trascorse negli uffici grigi al 15° piano della sede di una multinazionale in cui lavoravo a Milano.
Ho conosciuto i componenti di una “tribù” fondata un decennio fa da due “capi tribù” che avevo incontrato parecchi anni prima, quando ancora muovevo i primi passi nell’industria farmaceutica.
Mi hanno accolto tutti con grande professionalità e cordialità e, senza perdersi in chiacchiere, abbiamo subito condiviso idee per lo sviluppo di progetti operativi che possano produrre competenze, conoscenze e servizi per facilitare le relazioni di vendita e i processi di marketing.
Opero nel settore del “Pharma” da oltre 25 anni, ma con qualche digressione in settori diversi (bancario, prodotti per la grande distribuzione, beni industriali). Sempre nell’ambito del marketing, delle vendite e della formazione manageriale, sviluppando progetti come manager e come consulente.
“Tutto molto interessante”, qualcuno di voi dirà, “ma concretamente di cosa ti occuperai e soprattutto come ci darai una mano nelle attività di tutti i giorni?”
Vi rispondo con una domanda, anche se qualche esperto di comunicazione dirà che non è tecnicamente corretto.
Vi è mai capitato di ricevere alle 7 della sera la telefonata di un paio di amici e relative mogli che si auto-invitano per una cena ?
Ti dicono : “…… è da parecchio che non ci vediamo, ci facciamo due spaghetti? Solo per il piacere di stare un po’ assieme. E’ sabato e non abbiamo voglia di fare la fila in pizzeria. Veniamo da te per le 8. Ok? “
Ok…..
…….A parte il fatto che avevi programmato una serata tranquilla per i fatti tuoi. Niente di eccezionale: una doccia, un salutare mix di verdure in padella e un bicchiere di merlot.
Ma va bene così. Mi piace improvvisare. Anche se non ho quasi nulla in frigo. Non lo riempio perché mi da profondo fastidio buttare la roba; faccio la spesa giorno per giorno (poca) per quello che mi serve.
E allora quando ricevo il tipo di telefonate di cui sopra, diventa per me una sfida preparare qualcosa di buono per i miei amici, facendo affidamento solo a quello che si trova in frigo e in dispensa e ad una grossa dose di faccia tosta ed inventiva.
Partendo da alcuni ingredienti e materie prime che trovo “per caso”, la sfida consiste nel produrre una cena che sia originale e faccia contenti i miei amici, soddisfacendo il loro palato e i loro occhi.
In genere i risultati non sono malvagi, anzi… E poi è un divertimento!!
Nel mio lavoro mi è capitato molte volte di trovare soluzioni ”raccogliendo” alcuni elementi già presenti e di “mixarli” per dare vita ad una nuova ricetta che produca risultati interessanti.
Non ho mai trascorso molto tempo in un solo settore o azienda e in una sola tipologia di responsabilità.
Così, con qualche frustrazione, non sono uno esperto esclusivo di un settore o di un argomento, non ho competenze esclusive definitive, mi sono sempre mosso su progetti, come si dice, “cross” che coinvolgevano diversi dipartimenti aziendali e diverse competenze. Nella maggior parte dei casi dovevano essere gestiti tramite team inter-funzionali, mettendo d’accordo visioni diverse, interessi diversi, mentalità e competenze più che variegate, come succede in cucina quando componiamo un piatto gustoso e bello a vedersi.
L’idea della Presidenza e delle Risorse Umane dell’azienda dalla “doppia O” di costituire un team di lavoro (il mio compito sarà quello di supportare questo team) che si occupi di progettare prima e di erogare poi servizi formativi a supporto delle attività operative, si basa proprio sul concetto moderno di innovazione che non è solo tecnologica e/o di prodotto, ma anche di competenze e capacità manageriali che fanno la differenza: differenza nella capacità di portare risultati, raggiungere obiettivi, imparando a gestire risorse e progetti sviluppati in team.
Imparando a rimanere concentrati sugli obiettivi anche se intorno vediamo caos, crisi e gente che si lamenta.
Certe volte abbiamo la netta sensazione che qualcuno ci abbia messo a forza su un filo d’acciaio a 300 metri d’altezza e che degli imbecilli stiano giù sulla strada con il naso all’insù per vedere l’attimo in cui perdiamo l’equilibrio e cadiamo.
Prima di cadere, possiamo però forse fare qualcosa.
E se facessimo LA SCELTA, noi, di camminare sul filo come funamboli? In questo caso nessuno ci ha costretto: abbiamo deciso noi di stare lassù in equilibrio instabile. Si, pazzi incoscienti a 300 metri d’altezza. Meglio emozioni in più che emozioni in meno!!
Se cado, cado da uomo e non da “Quaquaraquà”.
Meglio percorrere strade differenti, incerte perché nuove, anziché vegetare per terra aspettando la fine.
Ho visto a Montegiorgio gente che ha voglia di fare la differenza e che ha il coraggio di innovare.
Non a parole ma con i risultati.
Vorrei concludere questa mia presentazione con un frase che una volta mi disse un maestro delle vendite, per farmi capire quale è il senso concreto che dovremmo dare alla nostra attività quotidiana dentro in azienda e fuori quando ci confrontiamo col mercato.
Il brano è tratto da “ I viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift.
“Chi riusciva a far crescere due pannocchie, o due fili d’erba, in una zolla dove prima ne cresceva uno solo, rendeva miglior servizio al proprio paese, e si meritava il plauso dell’umanità più di tutta la razza dei politicanti”.