Se ripenso alla mia storia professionale, un dato balzerebbe sicuramente agli occhi di chi dovesse avere la ventura di leggere il mio curriculum: io non sono esperto di niente.
Nel senso che mi sono occupato di tante cose diverse, in settori industriali diversi, toccando e approfondendo argomenti disparati: marketing, ICT, commerciale, sviluppo business, piattaforme di social business, organizzazione aziendale, business process reengineering, coaching, formazione, supporto all’imprenditore nelle problematiche inerenti il passaggio generazionale in azienda …….e sicuramente dimentico qualcosa. Ho lavorato nel settore farmaceutico, in quello turistico, nel design, nel settore bancario, in quello della plastica, nel B2B, nella GDO, nel settore dei giocattoli, nello sport per una squadra di calcio di serie A, nell’ambito universitario e per società di formazione manageriale, nel settore delle energie rinnovabili.
Sono sempre stato un po’ a cavallo tra argomenti e problematiche che in genere in azienda vengono suddivise nettamente e affidate a manager con anni di esperienza nel settore specifico.
Ho sviluppato una certa sensibilità per tutte le problematiche le cui soluzioni devono essere trovate nelle INTERSEZIONI tra campi, conoscenze, settori che apparentemente sembrano molto distanti.
Mi sono occupato di sviluppo di piattaforme di collaborazione e di community on line. Ho sviluppato sistemi per lo sviluppo di processi più efficienti tramite il coinvolgimento dal basso e il “crowdsourcing”, pilotando una transazione verso pratiche collaborative e condivise, open source, come si dice.
Adesso mi occupo di energie rinnovabili per società di engineering.
L’idea che mi balena in testa è stata: è possibile lavorare ad un progetto nell’intersezione tra comunità (on line o off line, non importa), territorio e valorizzazione di questo attraverso l’attrazione di flussi turistici e sistemi collaborativi “smart grid”, sistemi di efficienza energetica ed energie rinnovabili?
In sostanza si tratterebbe di costruire comunità basate sul consumo e la produzione locale di energia, il cui obiettivo non è solo disporre di energia pulita, ma quello di rivalutare il territorio attraverso un coinvolgimento individuale e una progettazione partecipativa, facendo sì che la produzione di energia “pulita” e la definizione di sistemi avanzati di efficienza energetica siano il volano di sviluppo sociale ed economico, di autosufficienza locale e di opportunità di lavoro.
Sino ad oggi abbiamo pensato all’energia elettrica che arriva nelle nostre case come a qualcosa che possiamo solo consumare passivamente subendone i costi.
Le tecnologie connesse con le fonti rinnovabili (sole, vento, biomasse, geotermia) danno invece la possibilità di produrre energia a livello locale, addirittura del singolo individuo ( si pensi al fotovoltaico), diventando “prosumer”, partecipando attivamente alla produzione e gestione dell’ energia.
Produzione che verrà gestita non più basandosi solo su una struttura gerarchica composta da mega centrali termiche che smistano, con inefficienze mostruose, dal centro verso le periferie, ma attraverso una griglia, composta da nodi e connessioni a livello locale, gestita attraverso reti intelligenti che possono modificare e adattare la trasmissione dell’energia lì dove serve, nella quantità e per il tempo necessario.
Queste comunità dell’energia possono essere rappresentate da quartieri, masserie, borghi, paesi, cittadelle interconnessi tra loro da una smart grid, condividendo un comune progetto di sviluppo territoriale basato su un piano energetico che coinvolge l’agricoltura, la mobilità e i trasporti, l’efficienza nel settore edilizio, la riqualificazione di aree urbane o paesaggistiche.
L’energia da fonti rinnovabili e le comunità dell’energia diventano fonte di reddito attraverso sistemi ormai collaudati di partecipazione pubblico-privato che permettono di finanziare i progetti e di assicurare un buon ritorno non solo in termini economici, ma anche benefici effetti sociali.
Dalla “green economy” si passa alla GRID ECONOMY, basata sulle interconnessioni, sulla sussidiarietà, sulla responsabilità individuale, allontanandoci dalla impersonalità diffusa, dalla demoralizzazione, da quel senso pervasivo di impotenza che ci prende quando ci lasciamo trattare solo da “consumatori”. Riappropriamoci degli spazi, del territorio attorno a noi, sviluppiamo progetti e idee che migliorino non solo il tasso di ricchezza, ma soprattutto il benessere dei singoli. Nell’intersezione tra tecnologie energetiche da fonti rinnovabili, network di reti intelligenti e gestione di progetti basate su comunità locali, può nascere un sviluppo che ci rende felici perché soggetti attivi nelle scelte e nella produzione.
La grid economy può essere alla base di un diverso approccio allo sfruttamento dei flussi turistici che diventano meno flussi “mordi e fuggi” e più relazioni durature con il territorio e con la popolazione, apportando in questo modo vera ricchezza e sviluppo duraturo.
Se avete idee o commenti circa questa idea (suffragata da Jeremy Rifkin e dal professor Livio de Santoli dell’Università La Sapienza di Roma), scrivete su questo blog. Sarò contento di scambiare opinioni e idee di progetto.
Nell’incontro tra tecnologie energetiche da fonti rinnovabili, network di reti intelligenti e gestione di progetti basati su comunità locali, può nascere un sviluppo che ci rende felici perché soggetti attivi nelle scelte e nella produzione. Non siamo più solo semplici consumatori. Riappropriamoci degli spazi, del territorio attorno a noi, sviluppiamo progetti e idee che migliorino non solo il tasso di ricchezza, ma soprattutto il benessere dei singoli. Questo è Societing.
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