Quando vado in giro a fotografare cerco la luce.
Certe volte incontro situazioni che della luce si prendono gioco, e anche di me.
Non è una cosa che mi infastidisce, anzi.
La situazione lascia sospesi per un attimo, ed in quel momento mi rendo conto che ciò che vediamo o ci permettiamo di vedere, contiene un lato nascosto, in ombra, esattamente come spesso accade per le storie che raccontiamo su noi stessi o sugli altri per spiegare come siamo fatti.
Intendo dire che le storie ed il modo in cui guardiamo il mondo contengono un lato oscuro, che, se reso manifesto, potrebbe indicarci la nostra vera natura o quantomeno un’altra anima rispetto a quella che normalmente esibiamo e raccontiamo agli altri.
E questa parte in ombra, quest’anima è spesso più reale del corpo: il samurai sembra insignificante accanto alla sua armatura di nere squame di drago.
Allora chissà che non valga la pena, ogni tanto, giocare con le ombre per scoprire una nostra natura che, gli obblighi, le regole, il senso di colpa e l’ossessione per il senso di giustizia verso noi stessi, ci hanno nascosto.
Nessuna pretesa di pensieri profondi, per carità.
Lontano ogni sermone su cosa dovremmo o non dovremmo fare.
In queste righe solo un pensierino lieve da scambiarci sorridendo come commensali alla fine di un pranzo quando arriva il dolce.
Come ci ricorda Mark Rowlands nel suo magnifico libro “Il lupo e il filosofo”, una cosa può proiettare l’ombra in due maniere diverse: o ostacolando la luce, oppure essendo la fonte di luce che viene ostacolata da qualcos’altro.
Un esempio della prima modalità? La usuale tendenza a considerare tutto ciò che ci circonda, compreso le persone, come risorse da utilizzare per i nostri scopi.
Per esempio quando raccontiamo, in azienda, storie che riguardano le “Risorse Umane”.
Appunto, “RISORSE” !!
Tutto viene pesato, quantificato, valutato, calcolato.
Tutto, proprio tutto, compreso la felicità e l’amore.
Cosa puoi fare per me e quanto mi costerà fartelo fare. Questione di analisi costi-benefici, appunto.
E allora…….?
Allora potrebbe essere interessante, ogni tanto, andare alla ricerca di quella fonte di luce che noi a volte ostacoliamo, gettando un’ombra sul nostro mondo.
Con leggerezza, giocando magari, senza sapere che cosa succederà alla fine.
Così le storie che raccontiamo agli altri e a noi stessi per spiegare chi siamo, forse sarebbero più interessanti e contribuirebbero ad insaporire le nostre relazioni, osservandole da lontano o facendole muovere dalla foresta scura e buia verso la radura dove un taglio di luce ci racconterà di noi stessi, personaggi che vengono da epoche molto lontane.
Ma vorrei ricordare, per onestà, che raccontare storie diverse che contengono anche il lato oscuro di noi costa, a volte molto.
Roberto Saviano a 26 anni ha cominciato a raccontare, con il suo Gomorra, storie che non nascondono questo lato oscuro: 10 anni di vita sotto scorta 24 ore al giorno.
L’ombra che vedo nella foto è quella di un acrobata che gioca, in un tiepido pomeriggio, in corso Vittorio a Milano.
Quest’ombra stampata sul selciato è solo una copia sbiadita di un’altra cosa o un modello perduto, un ideale svilito e ritrovato ?