Funamboli-acrobati 4 (il viaggio)


suonatore di fisarmonica-3

E’ difficile la vita di un io senza un tu.

Immaginate di essere a bordo di un autobus ed il viaggio è molto, veramente molto sgradevole.

(Sto per raccontarvi una storia immaginaria non inventata da me, ma per adesso non vi dico chi l’ha creata, altrimenti smettete subito di leggere, ed io invece vorrei che continuaste, perché il pensiero che viene espresso può essere interessante).

Dunque dicevamo, siete seduti su questo schifoso autobus con un sacco di altra gente e non sapete dove state andando ed il viaggio è lungo.

C’è un gran caldo, non c’è l’aria condizionata, voi sudate e anche i vostri compagni di viaggio sudano e puzzano, l’aria è maleodorante anche perché il wc chimico non funziona e la gente orina e defeca di fronte a voi accovacciati tra un sedile e l’altro.

I bambini urlano e piangono, la vostra schiena poggiata sul sedile di legno urla di dolore.

Nonostante tutto, la gente attorno a voi continua a raccontare strane e assurde storie, ridicole e senza alcun fondamento logico a riprova che nessuno sa esattamente quello che  succede e dove si va.

Ad un certo punto però tu, si proprio tu, con la coda dell’occhio noti che qualcuno ti sta osservando e ricambi lo sguardo.

In quello sguardo dell’altro ti accorgi che vi è la stessa angoscia e paura che sta assalendo te. Lo stesso disgusto, la stessa impotenza.

Allora ti rendi conto che tu e lei siete sulla stessa barca, nella stessa terribile situazione.

E presto ti accorgi che questo vale per tutti i passeggeri di questo pazzo autobus dove sei capitato.

Certo non tutte le persone hanno verso di te lo stesso sguardo della  persona che per prima ha incrociato i tuoi occhi .

Ma è solo questione di livelli di coscienza, o di intesa che può capitare solo tra due anime che si sentono istintivamente un po’ gemelle.

Comunque le storie che si raccontano tra di loro e gli sguardi sono piene di terrore e paura per tutti.

Sono impauriti, frastornati, angosciati, persi, esattamente come lo sei tu.

Raccontano storie assurde, mentendo ed ingannando per esorcizzare la paura, come fai tu.

Comprendi allora che l’unico atteggiamento ragionevole è quello della tolleranza, della sollecitudine e della pazienza nei confronti dei tuoi compagni di viaggio.

E anche di amore.

Loro sono come te, con la stessa paura. Vivono le stesse angosce. Ingannano e mentono perché vivono un viaggio che è caos, grida, dolore. Lo stesso viaggio che tu stai affrontando.

Cosa li può e ti può salvare?

Solo quello sguardo dell’altro che incrocia il tuo ed in cui riconosci il tuo stesso destino ed i tuoi stessi sentimenti profondi.

Allora quello sguardo in cui ci riconosciamo, io e tu, diventa una forza potente e sovversiva che scardina temporaneamente le leggi del caos e della distruzione.

Ma siamo capaci ancora di concederci questo sguardo che incrocia gli occhi di un altro?

E abbiamo soprattutto la capacità, quando arrivano le tempeste, di ricordarci che stiamo viaggiando, io e tu, sullo stesso assurdo autobus?

L’uomo che suona la fisarmonica nella foto, incontrato una mattina di maggio in piazza Duomo a Catania, è uno di quegli altri che viaggiano assieme a noi nell’autobus della vita, ma  che  raramente degniamo di uno sguardo.

Suonava la sua fisarmonica senza che nessuno lo ascoltasse, veniva dalla Romania e cercava un fermata di quel maledetto autobus, giusto per riposare un po’.

Il nostro sguardo s’è incrociato per un attimo e allora ho avuto la netta percezione che quel viaggio lo stavamo percorrendo assieme, io e lui.

Questo racconto, riadattato da me liberamente, è stato proposto da Schopenhauer, filosofo famoso per il suo pessimismo; se ci rifacciamo a quello che i testi di scuola riportano. A me sembra tutt’altro !!!

Per quelli che considerano questa storia immaginaria come l’espressione di un bieco e moralistico buonismo, ritengo possano riflettere che non si tratti di questo ma di un semplice metodo di sopravvivenza intelligente, se proprio  la vogliamo mettere da un punto di vista estremamente realistico e un po’ cinico.

Io  non viaggio da solo su quell’autobus, ho dei compagni di viaggio che non ho avuto, per la maggior parte dei casi, la possibilità di scegliere. Così è, che mi piaccia o meno.

Ti voglio bene.

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