La bellezza non è mai facile.
(E non mi riferisco al soggetto immortalato nella foto!!!)
La bellezza ci vuole tempo per realizzarla, impegno e pazienza ed un certo gusto per l’incerto.
Ma sopratutto tempo, tutto quel tempo che andrà sprecato se invece preferirai e sceglierai la strada più facile e breve.
La bellezza, quella che anche noi comuni mortali possiamo creare non è nell’opera d’arte ammirata da tutti, nel quadro o nella scultura che rimarrà per secoli testimonianza del suo creatore, artista e genio.
Mi riferisco piuttosto alla bellezza che è possibile costruire, ogni giorno, a partire dalle cose storte, da quelle bruttine o imperfette, o anche dalle storie che partono male, dalle relazioni fra persone non proprio ben assortite, da gruppi di lavoro con qualcuno che proprio non è il massimo della competenza nel suo campo, con gente pasticciona e improvvisata.
Ci arrabbiamo moltissimo quando notiamo, chissà perché sempre negli altri e solo in loro, mancanze, errori, disattenzione e stupidità o a volte improvvisi lampi di pura follia.
L’albero che è cresciuto storto in giardino va tagliato, l’erba che nasce spontanea e che noi chiamiamo infestante, va eliminata, il cane del vicino che non ha il pedigree è un meticcio o un bastardino (detto con falsa pena e commiserazione). Il migrante negro, anche lui non ha il pedigree. Rimandiamolo a casa (per il suo bene, certo).
Ed il bambino con un cromosoma in più (Down) deve frequentare una classe a parte e non può stare con gli altri bambini con un cromosoma “in meno” (Normali). Ed anche i bambini ciechi: che stiano in classi speciali. Così i bambini normali cresceranno con l’idea che è bello e buono solo ciò che è perfetto, che non ha crepe, che non ha cicatrici, tagli, buchi o bruciature.
Ciò che è rotto, che non funziona alla perfezione va buttato, eliminato, riciclato al più, ma deve scomparire alla vista dei nostri occhi che possono sopportare la visione solo di ciò che consideriamo normale, sano, integro, lucido, pulito, disinfettato, profumato e soprattutto funzionale ai nostri scopi.
Ed invece c’è una bellezza che possiamo creare quando abbiamo la capacità di tenere in piedi una relazione tra due persone o un gruppo di lavoro che sembrano non avere più speranza di sopravvivere, ma noi, proprio abbandonando la speranza e mettendola nella sua squallida scatola perché non possa più nuocere, andiamo lo stesso avanti, senza speranza appunto e così creiamo un senso.
Non c’è nulla da guadagnare andando avanti, ma andiamo avanti lo stesso.
Ci sentiamo in un angolo, sappiamo che arriverà dolore, ma non piagnucoliamo, né ci lamentiamo e ringhiamo un “Vaffanculo”.
E andiamo avanti.
C’è della bellezza in quel Vaffanculo, c’è un senso ed una idea di grandiosità in quel rifiuto del comune buonsenso.
Nella sfida c’è la nostra salvezza e la nostra dignità e la nostra essenza più vera; senza buonsenso e senza speranza che sono come i venditori di auto, così plausibili, così ragionevoli, così dolciastri e stucchevoli.
C’è in questo un riappropriarsi di quella parte di noi stessi che ha a che fare con il branco ed i lupi, con il loro schietto amore per la sopravvivenza del gruppo e dei suoi componenti.
Io sono sicuramente storto e non credo di riuscire a migliorare un granché con il passare degli anni. Già infatti molti ne sono trascorsi, di anni, ed i risultati non sembrano eccezionali.
Sono certo, però, che il mio branco mi vuole bene lo stesso.
Nella foto, una anziana donna con il velo nero che le copre il capo. Non so per quale motivo stesse piangendo; per pudore ho scattato la foto da lontano.
Chissà se anche lei é senza speranza ma con un branco che la protegge.
Se è così, bellezza è stata creata.
Ciao Enrico, ogni giorno scrivi con più poesía ed onestá: trasmetti luce, bellezza e la “ingenuità” Leonardesca. Se non fossi imprenditore saresti poeta.Scrivi, fratello, scrivi per favore. Un abbraccione. Antonio