Viaggio spesso per lavoro. Quando posso viaggio anche con grande piacere per vedere luoghi e persone che mi interessano ma non per lavoro.
Ed una parte sicuramente piacevole del viaggio è l’ultima, quella che ti porta di nuovo verso casa.
Da qualche tempo, mi sono messo in testa, sarà forse l’età, di fare il possibile, e certe volte anche l’impossibile, per vivere la vita facendo surf sulle onde invece che immerso sott’acqua sempre sul punto di affogare travolto da correnti marine, nel buio e nei gorghi della paura.
In sostanza vorrei godermi la vita invece che subirla, smettendo di attendere che qualcun altro componga per me la musica perfetta, preferendo costruirla io e suonarla io, magari imperfetta, ma che sia salvacondotto per la passione.
Questo atteggiamento necessita l’abilità costante nell’estendere i significati di eventi, fatti e pensieri che sono per noi particolarmente piacevoli.
Faccio un esempio e mi lego a quello a cui accennavo prima: tornare a casa.
Ora, tornare a casa è l’evento piacevole legato al ritorno da un viaggio, quindi riferito al punto di partenza che si è lasciato per iniziare un percorso.
Ma per un attimo lasciamo perdere il viaggio.
Vorrei fermarmi al concetto di casa e mi domando cosa può essere assimilato alla casa, non nel senso delle mura però.
Ci penso e mi sento felice, come se proprio tornassi a casa, anche quando:
Riabbraccio una persona cara che non vedo da tanto tempo. Anche questo è tornare a casa.
Ascolto una canzone che mi ricorda un pomeriggio sotto un noce secolare accanto a mio nonno che mi racconta un pezzo della storia della sua vita. Anche questo è tornare a casa.
Sento al telefono mio figlio dall’altro capo del mondo che mi racconta la giornata trascorsa a rendere felici un manipolo di australiani con una fantastica caponata alla siciliana. Anche questo è tornare a casa.
Apro per caso un libro, tra i tantissimi che ho nella mia biblioteca, dove trovo nell’ultima pagina ciò che ho scritto più di 30 anni prima: una dedica a colei che sarebbe stata la mia donna, immaginandola perché a quel tempo non c’era ancora. Anche questo è tornare a casa.
Mio figlio che apre per caso un libro della mia biblioteca e trova un bigliettino chiuso in una busta che suo padre aveva scritto per lui sapendo che forse un giorno l’avrebbe letto, appunto per caso. E vedo la sua emozione quando ha finito di leggere. Anche questo è tornare a casa.
Una colazione in un albergo lontano da casa. Per caso si siede accanto a me una persona a cui voglio molto bene e mangiamo allegri una fetta di buon pane con burro e marmellata. Anche questo è tornare a casa.
Sogno, durante una notte buia ed agitata, mio padre che mi accarezza il viso e tutto si rasserena e si illumina. Anche questo è tornare a casa.
Chissà quante volte ci capitano durante la giornata cose che sono un “tornare a casa”, ma non le riconosciamo e non le facciamo diventare piacevoli ritorni.
Mentre scrivo queste righe sull’aereo che mi riporta a casa da Copenhagen, una bellissima sorpresa: un paio di ragazzi compaiono con chitarre e microfono e cantano per tutti alcune dolcissime canzoni danesi.
Nella foto un disegno che mi è stato regalato da una persona che, sull’aereo, me ne ha voluto fare dono.Grazie Heartmad.
Un bel ritorno a casa, pieno di onde, tutte su cui fare surf.