Insieme


san paul de vence

Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.

Con questa frase, che a me sembra, nella sua falsa innocenza,  la salva di un plotone di esecuzione, Tolstoj inizia il suo romanzo più famoso: Anna Karenina.

L’haiku è una poesia di antica origine giapponese che mira a esprimere un concetto o un’emozione in pochi termini: ecco, l’inizio di Anna Karenina ha tutta la forza e la capacità di sintetizzare verità, concetti, significati, emozioni in poche sillabe come un haiku giapponese del XVII secolo. Solo che gli haiku in genere sono leggeri come pioggia d’estate e ci lasciano liberi di dare una nostra lettura personale del brevissimo componimento poetico per poterne trarre una “lezione di vita”.

Tutto molto differente dalle intenzioni di Tolstoj che con quella frase:”Tutte le famiglie…” non dà alcuno scampo a interpretazioni che non siano quelle che lui dimostrerà nel corso del suo lungo romanzo.

Va bene. E quindi?

E quindi, siccome sono uno stupido rompiscatole, mi permetto non solo di interpretare la frase di Tolstoj a piacere mio, ma addirittura ne inverto i termini in questo modo:

“Tutte le famiglie infelici sono simili tra loro, ogni famiglia felice è felice a  modo suo”.

E che cambia, mi direte voi?

Cambia eccome e per provarlo vi racconto la storia di una famiglia felice, che felice è a modo suo.

Ma prima vorrei che faceste uno sforzo per accogliere la storia vera che vi riporto brevemente in questo blog, tratta da una intervista fatta da un giornalista di Repubblica, senza subito andare alle evidenti eccezioni che renderebbero il caso di questa famiglia con 11 figli solo un caso “da baraccone”, curioso ma non replicabile nella nostra realtà di Cittadini Tecnologicamente Avanzati&Smarriti.

Ciò che mi ha colpito non è tanto il numero di figli, oggi seppur assolutamente eccezionale, quanto la filosofia di vita che c’è dietro questo vivere immersi nella natura ed i principi e valori che proprio questa immersione nella terra riesce a esaltare e conservare come preziosi fiori di montagna.

I Mitter sorridono sempre e non hanno paura. Sveglia alle 5, luce spenta a mezzanotte. Vivono e lavorano in un maso sospeso tra le stupende montagne dell’Alto Adige, nei pascoli di Eggernof a 1.300 metri di quota. Mangiano grazie a 40 mucche e ai prati che riescono a falciare. Ogni bambino (ad oggi 11) quando nasce riceve in dono dai suoi genitori un vitello che dovrà curare come fosse una sua creatura. Non hanno dubbi i Mitter: più che parlare serve fare, dicono: doverti curare subito di qualcuno che non sei tu abitua alla responsabilità e dà fiducia.

Papà Artur, 47 anni, allevatore da quando ne aveva 5: “E’ l’amore per i bimbi, il piacere di assistere al prodigio della vita in tutte le sue manifestazioni ed aiutare i figli a farcela: questo è. Possediamo l’essenziale, ma non ci manca niente e nessuno di noi è solo”. E continua: “ Non devo trovare lavoro. Fuori dal maso ci sono prati e boschi, gli animali e gli orti. Comanda solo la natura”. In sostanza gli amici sono le sorelle e i fratelli per chi vive in queste zone. Fare subito la propria parte in casa è ovvio: non c’è tempo per la tv, i videogiochi non esistono. Mai fatto un viaggio, mai un giorno via di casa: le bestie bisogna curarle 365 giorni l’anno, mai lasciato Eggernof.

Eppure siamo felici e siamo tutt’altro che emarginati dal mondo, dice mamma Elia 46 anni. Amiamo i bambini e li abbiamo fatti senza pensare troppo. A chi rinuncia ai figli consiglio di non restare prigioniero della ragione. Elia conclude dicendo però: “ Se uno Stato non sostiene prima di tutto la vita delle persone la sua esistenza perde significato”.

Bene, questa è la famiglia Mitterer.  Mi direte che è una bella favola, ma solo una favola appunto.

Io sono convinto che invece è solo questione di scelte che si fanno e di condizioni esterne che permettono di rendere possibili queste favole. Per esempio l’ Alto Adige ha un welfare di tipo scandinavo: assegno mensile per ogni bambino fino a 3 anni, indennità di maternità, sostegno scolastico e per il trasporto, agevolazioni per la casa e per la spesa. A conti fatti I Mitterer ricevono 740 euro al mese!

Scelte comunque che necessitano rinunce, ma a che cosa esattamente?

Se quando mi alzo la mattina preferisco indossare il mio orologio finto Cartier e rompermi il collo con la mia BMW serie 1 di seconda mano per correre al lavoro che mi stressa da morire e spedire i figli a scuola ingurgitando una merendina Ferrero, allora ancora una volta è questione di scelte e va bene così.

Ci hanno detto che se non compriamo e consumiamo l’economia rimane in crisi e rischiamo di perdere il lavoro e non possiamo pagare il mutuo della casa e le rate della BMW.

Siamo ratti ossessionati dalla corsa su una ruota che altri fanno girare per il loro profitto e la loro convenienza e noi continuiamo a credere a queste favole: queste si favole!!

Ma allora, se è questo che ci siamo rassegnati a scegliere, sopportiamo con stoica pazienza le nostre paure, il non senso dei nostri giorni, la ricerca spasmodica di chi può elemosinarci un lavoro, i nostri ragazzi che vanno via altrove o rimangono per spendere le loro giornate in un call center e li vediamo con gli occhi spenti che vagano cercando un futuro che noi abbiamo saputo sporcare così tanto da renderlo invivibile: tra una montagna di debiti e un’aria  così mefitica che a passeggiare nelle nostre città ci viene da vomitare.

La vita è una musica che va suonata insieme, il nostro individualismo è invece il declino e la morte, il nostro pensare solo a noi stessi ci rende disumani.

Ogni giorno dovrebbe essere una rinascita e non una mortale paura: la musica del vento tra le montagne o sulla riva del mare potrebbe salvarci.

Proviamoci assieme.

Amen.

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